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Gruppo di Ricerca Teatrale per la Consapevolezza dell’Essere


Le esperienze vissute dai partecipanti.

Io e il teatro: chi l'avrebbe mai detto! Mi ricordo solo di una volta, in quinta elementare alla recita di fine anno, ho interpretato Marta Marzotto (che all'epoca non sapevo assolutamente chi fosse) e alla fine la maestra si è complimentata molto con me per la mia spontaneità. Ricordo che mi era risultato molto facile recitare, e divertente. Tuttavia non ci avevo mai più pensato dopo quella volta.
E oggi, per caso (per caso?) mi ritrovo a un Laboratorio Teatrale. Il Teatro come Lavoro su di sé, come scoperta di sé.
Per me è davvero una scoperta favolosa trovarmi a parlare improvvisando e inventando cose senza che mi manchino le parole come invece mi accde spesso nella vita.

Sono una scoperta le emozioni che riesco a provare: l'ansia di non essere capace, e poi la gioia quando giorno dopo giorno vedo che il mio personaggio diventa più vero. E soprattutto la magia di sentire nella pancia quello che quel personaggio prova in quella situazione; o quello che io proverei in quella situazione se fossi quel personaggio.
Provare situazioni che non ti sono mai accadute, o provare a gestirle con occhi diversi dai tuoi, dai tuoi di tutti i giorni.

Scoprire lati di te che non avevi mai notato perché tenuti nascosti, o perché troppo brutti o perché troppo belli.
Quando ho interpretato Veronika, un ruolo difficile ma scelto da me per l'intensità e la bellezza del suo monologo, non sapevo che avrei dovuto guardare in faccia questa rabbia fortissima contro chi mi gridava incessantemente:
"CHE COSA VUOI?" e dopo infinite ripetizioni di quella domanda il mio cuore sembrava esplodere, la mia pelle prendere fuoco, ed è uscita, finalmente, la passione. Passione che forse qualcuno deve risvegliare, ma che è lì pronta, anzi prontissima per uscire. Il "CHE COSA VUOI?" mi è tornato nei giorni, nelle settimane successive. Perché davvero è la mia storia: non so cosa voglio e sono arrabbiata, sono furiosa. Non so cosa voglio ma lo voglio gestire io questo non sapere, senza interferenze, disapprovazioni o approvazioni di terzi. E le emozioni vengono a galla...

Non sapevo niente di Teatro, tantomeno che potesse essere un mezzo per conoscere se stessi e, devo dire, un mezzo anche divertente in molte occasioni (quando io e Fabrizio facciamo marito e moglie, marito e amante, madre e figlio!).
Non sapevo nemmeno che per gli attori fosse tanto importante avere una buona consapevolezza del corpo. Io il mio corpo non so nemmeno di avero, il più delle volte, per questomi è utilissimo ascoltarlo e molto, molto lentamente iniziare a percepirne i segnali. La cosa interessante è che se ci abituiamo ad ascoltare, possiamo decidere di cambiare postura e così facendo cambia anche magicamente il nostro stato mentale.

In definitiva credoche questi pochi mesi di laboratorio, mi abbiano insegnato, fatto guardare, ascoltare, percepire nuove potenzialità in me, che non sono certamente quelle di diventare un'attrice, ma sono potenzialità che accrescono la fiducia in me stessa e verso gli altri, e mi fanno scoprire continuamente nuovi aspetti di me, del mondo, della vita. (Manuela P.)

 
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